L’Auto-osservazione interiore e l’io pluralizzato
Quando insistiamo nell’assurda convinzione di essere “uno”, di possedere un io permanente, un serio lavoro su se stessi è assolutamente impossibile.
Chi invece accetta la dottrina dei molti io comprende, in base all’osservazione, che ogni desiderio, pensiero, azione, passione, ecc. corrisponde ad un certo io ben distinto, diverso.
Non è difficile comprendere, ed è invece molto chiaro, che quando qualcuno comincia ad osservarsi seriamente dal punto di vista di non essere “uno” ma “molti”, inizia davvero a lavorare su tutto ciò che ha dentro.
L’auto-osservazione interiore
Qualsiasi atleta dell’auto-osservazione interiore lavora dentro di sé con molta serietà, sforzandosi di separare dalla sua psiche i vari elementi indesiderabili che porta dentro.
Se questa divisione non avvenisse, è evidente che non potremmo mai fare un passo avanti sulla meravigliosa via dell’autoconoscenza.
Come potremmo osservare noi stessi, se commettessimo l’errore di non volerci dividere in osservatore e osservato?
Se tale divisione non avvenisse, è ovvio che non faremmo mai alcun passo avanti nel cammino dell’autoconoscenza.
L’io pluralizzato
Indubbiamente quando questa divisione non avviene, continuiamo a rimanere identificati con tutti i processi dell’io pluralizzato.
Chi s’identifica con i vari processi dell’io pluralizzato è sempre vittima delle circostanze.
Osservatore e osservato
Come può modificare le circostanze chi non conosce se stesso?
Come può conoscere se stesso chi non si è mai osservato internamente?
In che modo qualcuno può auto-osservarsi se prima non si divide in osservatore e osservato?
Chi crede che tutti i suoi processi psicologici siano funzionalismi di un unico io individuale e permanente è così identificato con tutti i suoi errori, li tiene così stretti a sé, che ha perso la capacità di separarli dalla propria psiche.
Brani estratti dal capitolo 13 del libro
Trattato Esoterico di Psicologia Rivoluzionaria