Site icon Meditazione Gnostica

I Dotti Ignoranti e le Norme Intellettuali

I dotti ignoranti e le norme intellettuali

Nell’ambito della vita pratica ogni persona ha un suo criterio, un suo modo più o meno retrogrado di pensare che non si apre mai al nuovo; questo è evidente, indiscutibile, irrefutabile.

In effetti, la capacità di intendere dell’attuale umanità somiglia a un vecchio marchingegno inerte e assurdo, di per sé incapace di qualsiasi fenomeno di autentica elasticità.

Alla mente manca duttilità, essa si trova impantanata in molteplici norme rigide ed estemporanee.

Ognuno ha un suo criterio e determinate norme rigide secondo cui agisce e reagisce senza posa.

Ciò che è più grave in tutto questo è che i milioni di criteri equivalgono a milioni di norme putrefatte e assurde.

I dotti ignoranti

Ma il limitato criterio delle persone non sospetta neanche lontanamente di essere imbottigliato nell’intelletto.

I dotti ignoranti sono i casi più disperati, tanto che, parlando di loro in stile socratico, dobbiamo dire: «Non solo non sanno, ma ignorano perfino di non sapere».

I furfanti intellettuali, aggrappati ad antiquate norme del passato, elaborano con veemenza ragionamenti secondo il loro imbottigliamento e rifiutano categoricamente di accettare qualunque cosa che non coincida esattamente con le loro norme di ferro.

Gli illustri sapientoni pensano che tutto quello che, per una ragione o per l’altra, esce dal rigido percorso dei loro procedimenti arrugginiti, sia assurdo al cento per cento.

I moderni pseudosapienti si credono geniali, guardano con disprezzo coloro che hanno il coraggio di distaccarsi dalle loro norme consumate dal tempo ma la cosa peggiore è che non sospettano neanche lontanamente la cruda realtà della loro rozzezza.

La mente interiore

La gente dall’intelletto intollerante e rachitico non vuole capire che l’esperienza di ciò che è reale avviene solo in assenza dell’ego.

È ovvio che finché dentro di noi non si sarà aperta la mente interiore, non sarà assolutamente possibile riconoscere in modo diretto i misteri della vita e della morte.

Non è superfluo ripetere in questo capitolo che solo la coscienza superlativa dell’Essere può conoscere la verità.

La mente interiore può funzionare solo con i dati apportati dalla coscienza cosmica dell’Essere.

L’intelletto soggettivo con la sua dialettica razionale non può sapere niente di ciò che sfugge alla sua giurisdizione.

Già sappiamo che i concetti contenuti nella dialettica razionale vengono elaborati con i dati portati dai sensi di percezione esterna.

Risveglio della coscienza

Solo dissolvendo l’ego in modo radicale e definitivo è possibile risvegliare la coscienza e aprire davvero la mente interiore.

Tuttavia, dato che tali dichiarazioni rivoluzionarie non rientrano nella logica formale e tantomeno nella logica dialettica, la reazione soggettiva delle menti involutive è quella di opporre una strenua resistenza.

Questa povera gente intellettuale vuole far entrare l’oceano in un bicchiere, crede che l’università possa controllare tutta la sapienza dell’universo e che tutte le leggi del cosmo siano obbligate a sottomettersi alle vecchie norme accademiche.

A volte, quando approda al mondo dell’esoterismo, questa gente brilla per un momento, ma presto si spegne come fuoco fatuo, scompare dal panorama delle inquietudini spirituali, viene inghiottita dall’intelletto e sparisce per sempre dalla scena.

La profondità dell’Essere

La superficialità dell’intelletto non può mai arrivare alla profondità dell’Essere, benché i processi soggettivi del razionalismo possono portare gli sciocchi a ogni tipo di conclusioni molto brillanti ma assurde.

Il potere di formulare concetti logici non implica in alcun modo l’esperienza autentica del reale.

Il convincente artifizio della dialettica razionale autoaffascina chi ragiona, facendogli sempre prendere lucciole per lanterne.

La brillante processione d’idee offusca il furfante intellettuale, dandogli anche una certa autosufficienza tanto assurda da fargli rifiutare tutto ciò che non sa di polvere di biblioteca o di ambiente universitario.

Finché continuiamo a restare intrappolati nelle norme retrograde, putride dell’intelletto sarà più che impossibile l’esperienza di ciò che non è della mente, di ciò che non è del tempo, di ciò che è reale.

Samael Aun Weor

brani estratti dal cap. 16 del libro

La Grande Ribellione

Exit mobile version